Lo scenario post Covid dell’home rental

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Lo scenario post Covid dell’home rental

L’emergenza Covid ha lasciato un segno tangibile e di assoluta drammaticità sullo scenario immobiliare. Condizioni di sofferenza pari a quelle della crisi del 2008, alla Sars e ad altre tragedie accadute nel passato. Secondo il centro studi di Confindustria le misure restrittive per arginare l’epidemia inducono a stimare per il medio periodo un peggioramento dei servizi e una domanda interna fragile. In ambito immobiliare, si verifica una riduzione drastica degli investimenti: tra i 280 mila e mezzo milione di transazioni in meno. L’attuale pandemia e le situazioni che ne conseguono, non permettono di formulare delle ipotesi risolutive sullo scenario futuro, ma “Gli affitti brevi e del segmento ricettivo residenziale risultano meno minacciati dalla crisi rispetto ad altre asset class. Due i fattori che appaiono favorevoli: innanzitutto, la maggiore flessibilità della struttura dei costi rispetto ad altri operatori del settore ricettivo e, quindi, una migliore capacità di adeguamento e risposta prospettica. In secondo luogo giocano a favore la maggiore capacità di reazione del comparto turistico rispetto a quello immobiliare e la correlata minore escursione dei prezzi degli affitti rispetto a quelli attesi nelle compravendite”.

L’emergenza sanitaria e le forme di contenimento anti-Covid hanno colpito maggiormente l’hotellerie, gli spazi condivisi e gli studentati lasciando agli operatori e ai gestori forti incertezze. Le cause sono principalmente due: la riduzione della capacità di spesa determinata dall’attuale crisi economica e le abitudini mutate dai consumatori che potrebbero consolidarsi in una nuova normalità. Come è sottolineato nel report  sui viaggi e il turismo de “Il Sole 24 Ore”, nel solo periodo tra Marzo e Aprile, il 38% delle imprese dell’ospitalità dichiara di non aver avuto alcun fatturato, mentre un ulteriore 52% afferma che il giro d’affari si è ridotto della metà o più. Secondo le stime di Aprile, l’impatto sul turismo vedeva una perdita tendenziale nel 2020 di 15,6 miliardi di euro nel primo tremestre e di 25 miliardi nel secondo. In particolare, il settore dell’alloggio nel primo semestre vedrebbe una riduzione dei ricavi di 13 miliardi di euro.
L’Agenzia nazionale del turismo prevede quest’anno una contrazione negli arrivi internazionali di 31 milioni di persone, con 108 milioni di notti trascorse in Italia in meno e una spesa di 20,9 miliardi di euro. La situazione è prevista tornare ai livelli base pre Covid soltanto nel 2023.

A fronte di questa situazione, sono diversi i punti stilati da “Il Sole 24 Ore” per la ripresa totale del settore. Garantire sicurezza, pianificare i costi andando a ottimizzare e rendere più efficienti le spese fisse, mantenere elevati i ricavi medi per cliente per garantirsi flussi di liquidità, considerare un offerta diversificata, rimanere aggiornati sulle opportunità offerte dal settore pubblico e privato, puntare sul territorio e sull’identità locale e focalizzarsi sull’innovazione e sulla sostenibilità. Tanti e importanti driver per una ripresa graduale del settore turistico.